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Un animale selvaggio

Un animale selvaggio

Joël Dicker

La nave di Teseo, 2024

Complice la settimana al mare e le numerose ore di ozio sulla sdraio, la lettura di Un animale selvaggio di Joël Dicker per La Nave di Teseo (2024 – trad. Milena Zemira Ciccimarra) scorre via veloce, trascinata dall’incalzare degli eventi narrati. Ma, quando arrivi alla fine, il retrogusto amaro che avverti in bocca non è dovuto solo alla granita al limone del baretto sulla spiaggia … L’ultima fatica del nostro, infatti, ti lascia un po’ annichilito, quasi spaesato, neanche fossi ritornato a terra dopo essere stato via per un po’ su di un altro pianeta … L’intreccio è piuttosto diabolico - anche un po’ assurdo- e reso complicato dal continuo “va e vieni” nel tempo e nei luoghi, con il perenne riferimento al “giorno della rapina”. I personaggi principali sono due coppie di quarantenni residenti a Coligny, quartiere chic di Ginevra; eterni adolescenti ai quali l’autore ha messo accanto dei bambini, il cui unico ruolo è quello di nutrirsi di cibi precotti, fare bagni in piscina e guardare la tivù litigando tra di loro. Ci sarà, poi - non senza colpi di scena - l’annunciata rapina in una gioielleria ginevrina, e lo sconvolgimento provocato da questo evento e da tutto ciò che lo ha preceduto provocherà delle vittime. Ma, come promesso nel risvolto di copertina, sembra essere soprattutto il lettore la vittima di questo ridondante thriller, costretto ad assistere al quadro desolante fornito da questo spaccato di società vuota, annoiata e senza valori che non siano quelli da tenere in cassaforte; società da cui non emerge nessun senso di giustizia, anzi in cui sembrano trionfare la spregiudicatezza, l’importanza dell’apparire, l’imbroglio e le peggiori qualità che l’animo umano possa produrre. Una volta girata l’ultima pagina, senti forte il bisogno di cercare una lettura più rasserenante, di fare un poco la pace con il mondo, di trovare un pianeta più ospitale su cui prendere dimora.

EmmeDi, luglio 2024

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